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Money management volatility stop loss

Nell’ultimo post ho condiviso con te il Percent Volatility Model che, se ricordi, è incentrato sull’utilizzo dell’ATR per il dimensionamento della posizione di ogni trade.

Oggi voglio approfondire ulteriormente il discorso sull’ATR che sto scoprendo essere un ottimo strumento anche per fissare dei buoni livelli di stop.

Piccola premessa: all’ITF 2011 di Rimini, addirittura Dave Landry ha sottolineato come, nella sua metodologia, usi livelli di stop loss commisurati alla volatilità tipica dello strumento tradato (per la miseria, oggi sto scrivendo proprio da saputello …. mah …. mi sa che oggi ti scoccerai un po’ ma ti conviene continuare a leggere e poi se ne senti la necessità … mi puoi dare del secchione 😉 )

Detto questo, quello di cui ti sto parlando è un metodo di volatilità per fissare un livello di stop loss iniziale che utilizzi come parametro il valore dell’ATR che decidi di considerare (se non ricordi che cos’è l’ATR sarebbe meglio se ti andassi a rileggere il post sul Percent Volatility Model).

Usando un metodo basato sulla volatilità, una volta che sei entrato, sei preparato ad una fluttuazione del prezzo dell’azione, del future o di qualsiasi altra diavoleria finanziaria tu stia tradando, al ribasso (in caso di posizioni long) o al rialzo (in caso di posizioni short) coerente con la volatilità effettiva dello strumento stesso.

Siccome qualche cosa mi dice che ti sei rotto le scatole di tutto ‘sto bla bla bla, mi sa che è meglio entrare nel vivo dell’azione.

Per fissare uno stop loss mediante il valore dell’ATR prescelto devi:

  • individuare il valore dell’ATR che ti interessa;
  • moltiplicare questo valore per un multiplo compreso tra 2 e 3,5;
  • sottrarre questo valore dal prezzo di entry.

Tutto qui? Si, tutto qui. Che ti aspettavi, le trombe celesti del paradiso?

Battute mistiche a parte (dovute probabilmente al gran caldo di questi giorni) vorrei parlarti in maniera più approfondita del secondo punto. Perchè dovresti moltiplicare il valore dell’ATR, che riflette una realtà del mercato, moltiplicandolo per un altro valore?

Beh la risposta è semplice: dato che la volatilità è variabile per natura, fissare e quindi rendere “statico” un livello di stop loss sulla base di un qualche cosa che fluttua in continuazione sarebbe quanto meno incoerente, non credi? Aumentando quindi il valore dell’ATR è come se indirettamente ammettessi la possibilità di una fluttuazione maggiore, ma sempre nella media ,della volatilità dello strumento.

Se poi lo strumento inizia a presentare andamenti e fluttuazioni da mal di mare, eccedendo quindi il valore medio generico dell’ATR, è chiaro che sei difronte ad un aumento della rischiosità del trade e conseguentemente lo stop loss farà il suo dovere facendoti uscire, seppure in presenza di una perdita. Il vantaggio in questo caso sarà quello di essere riuscito a controllarla questa perdita, limitando i danni e permettendoti un altro giorno di vita come trader.

Stay  tuned ….