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Directional Movement, MFI, CCI e Bollinger Bandwidth: i pilastri del nostro metodo di Trading

In questo post ti descriverò gli indicatori algoritmici che useremo nel nostro metodo di Trading: Directional Movement Indicator, MFI, RSI e Bollinger Bandwidth.

Probabilmente inizi a spazientirti con tutti questi post formativi ma è necessario che ti descriva a grandi linee il metodo che utilizzeremo al fine di poter procedere con più velocità quando inizierò a postare analisi di mercato vere e proprie.

Detto questo, il primo indicatore che studieremo è uno strumento messo a punto dal mitico Welles Wilder. Sto parlando del Directional Movement Indicator.

Il Directional Movemente Indicator (DMI) è composto da tre linee: il DI+, il DI- e l’ADX.  Cercando di essere quanto più sintentico possibile: un incrocio rialzista del DI+ sul DI- è un’indicazione di acquisto; viceversa se il DI- incrocia al rialzo il DI+ si ha un segnale di vendita. L’ADX invece misura la forza del trend indicato dall’incrocio dei DI.

I valori che può assumere l’ADX sono:

  • da 10 a 15: il mercato è flat
  • da 15 a 20: il mercato è in trading range
  • da 20 a 40: il mercato è in trend
  • oltre i 40: il mercato è overheated

Cercheremo valori dell’ADX ovviamente maggiori di 20 al fine di essere più sicuri riguardo al trend identificato. C’è un’eccezione a questa regola: se l’ADX cresce di quattro step a partire dal suo ultimo minimo, anche se non raggiunge un valore maggiore di 20, possiamo comunque dedurre che esiste un trend. Per capirci, se DI+ incrocia al rialzo DI- e l’ADX passa da 13 a 18, benchè non abbia un valore superiore a 20, possiamo comunque ipotizzare che si sia appena affermato un trend al rialzo abbastanza forte. Cercheremo inoltre come conferma del trend l’incrocio al rialzo dell’ADX con il DI dominato. Un incrocio al rialzo dell’ADX con il DI dominante inoltre ci informa del fatto che il trend sta diventando insostenibile e che quindi dovremo fare attenzione anche al più piccolo segnale di inversione.

DIRECTIONAL MOVEMENT INDEX DI WELLES WILDER

Questo indicatore ti potrà sembrare un po’ macchinoso ed effettivamente lo è, ma ha il pregio di racchiudere in sè molte informazioni che per noi sono vitali: innanzitutto ci dà conferme circa la direzione del trend che abbiamo individuato mediante l’incrocio dei DI+ e DI-;  soprattutto però ci informa circa la validità e la forza di questo trend attraverso l’ADX.

Stai tranquillo comunque perchè, il corretto uso di questo indicatore, è tutta una questione di abitudine.

Gli altri indicatori che useremo sono il Money Flow Index (MFI) e il CCI.

Il MFI ci permette di capire l’andamento dei volumi sul mercato mentre il CCI può essere visto come indicatore di momentum e quindi di forza inerziale di movimento del prezzo con riferimento al trend.  Ciò che è importante tenere a mente è che il primo ci dà informazioni riguardo ai volumi mentre il secondo riguardo al momentum del prezzo.  In altre parole insomma, i due indicatori non sono ridondanti, non danno cioè le stesse informazioni.

In linea teorica infatti, devi prestare sempre attenzione a che gli indicatori che usi, non contengano la stessa informazione presentata attraverso forme diverse.  Se ciò fosse vero, otterresti un’unica informazione parziale che andrebbe a rovinare tutto il background costruito nella prima fase di analisi grafica.

Tornando al MFI  ciò a cui noi baderemo saranno le inversioni nelle aree critiche di questo  indicatore: le aree di ipercomprato e di ipervenduto che si trovano al di sopra ed al di sotto del canale in cui si muove. Per il CCI invece le cose saranno un po’ diverse: ci affideremo infatti alla lettura di specifici pattern e configurazioni grafiche che ti spiegherò via via quando si presenteranno. Come puoi vedere la struttura del CCI è radicalmente diversa da quella classica per cui cercherò di spiegarti gli elementi più importanti. Innanzitutto come puoi vedere ci sono due ulteriori linee oltre alle solite di + e – 100 e vanno fino a + e – 200. Poi c’è una fantomatica linea grigia: quello è un CCI calcolato a 50 periodi. Gli istogrammi al di sotto del CCI a 20 periodi servono a dare un’idea più chiara del trend in atto. I pattern ed il funzionamento concreto di questo indicatore sono basati sui principi del Woodie’s CCI. Se vuoi saperne di più in merito, clicca qui

Oltre alla posizione degli indicatori, ciò che andremo ad analizzare, qualora ce ne siano, saranno le divergenze tra il trend dei prezzi ed il trend del MFI o del CCI.

Money Flow Index

Se i prezzi scendono ma gli indicatori salgono, abbiamo un segnale di trend toro, viceversa se il prezzo sale ma gli indicatori scendono o sono piatti, possiamo iniziare a pensare di essere difronte alla fine del trend in atto.

Bada bene comunque che, fine del trend in atto, non significa assolutamente inversione di trend. Questo è un particolare che devi tenere sempre a mente se non vuoi ritrovarti con posizioni che ti fanno perdere molto denaro e che sono difficilmente interpretabili.

Da ultimo, il Bollinger Bandwidth ci fa capire quando siamo in presenza di una probabile esplosione di volatilità ed è un indicatore che useremo molto spesso quando cercheremo di tradare gli squeeze ed i conseguenti break out di volatilità.

Il Bollinger Bandwidth

Se ti senti confuso dal post di oggi stai tranquillo, è assolutamente normale. Come al solito mediante la pratica e gli esempi che poi posterò diventerà tutto più chiaro.

Il prossimo post sarà l’ultimo che conterrà informazioni teoriche sul metodo che andremo ad utilizzare, poi si passerà finalmente ai fatti.

Stay tuned … 😉